Quando sentite parlare di smartworking, siete sicuri di sapere a cosa si faccia riferimento? Mi spiegherò meglio, perché attorno a questo termine si è creata molta confusione. Lo smartworking è una modalità di esecuzione della prestazione lavorativa che viene svolta in parte all’interno dei locali aziendali e in parte all’esterno, senza vincoli di orari né di una postazione fissa. Il collega che segue il vostro stesso orario lavorativo, ma anzichè recarsi tutti i giorni in azienda svolge il lavoro direttamente da casa, non è dunque in smartworking, ma semplicemente in telelavoro. Quest’ultima modalità, a differenza dello smartworking, obbliga il dipendente a svolgere la sua attività con orari prestabiliti ed esclusivamente in una postazione dichiarata idonea dall’azienda – solitamente il domicilio. Scopriamo assieme quali sono i vantaggi e i limiti più frequentemente riscontrati nello smartworking dalle persone.
Lo smartworking in Italia mette d’accordo proprio tutti, sia le aziende sia i lavoratori, che spesso vediamo impegnati a farsi la guerra su due fronti opposti. A confermarlo è un’indagine, datata settembre 2022, svolta dall’Inapp su un campione di 15.000 intervistati provenienti da 5.000 unità locali delle imprese del settore privato. Ecco alcune delle tendenze che emergono da questo studio:
Inoltre, dei lavoratori che in pandemia erano in smartworking, ma oggi hanno ripreso a lavorare in azienda, solo il 37,5% non vorrebbe riprendere il lavoro a distanza. Tra coloro che invece tutt’ora sono in smartworking, il 47,3% vorrebbe continuare a lavorare da remoto, mentre solo il 23,4% vorrebbe interrompere questa modalità.
Mano a mano che ci addentravamo più a fondo nell’attività di ricerca sullo smartworking, abbiamo iniziato a chiederci cosa ne pensasse il web dell’argomento e se ci fosse una corrispondenza con quanto riportato nelle statistiche. Per dare una risposta a queste domande, abbiamo svolto un’analisi netnografica, ovvero lo studio della percezione che gli utenti della rete hanno nei confronti di un argomento, nel caso specifico dello smartworking.
La network analysis, svolta sul campione dei 500 commenti individuati, mostra come vi siano diversi gruppi di utenti che dialogano in modo frammentato sul tema dello smartworking. Attraverso questa metodologia, è possibile capire quali siano i commenti che producono maggiore dibattito sull’argomento in questione. Per correttezza, riportiamo alcuni dei nodi della discussione.
C’è chi rimane sulla sua posizione e condanna senza se e senza ma lo smartworking:
“Alzi la mano chi, come me, ama andare in ufficio, confrontarsi con i colleghi, visitare i clienti, fare le riunioni in presenza. Francamente le call mi risultano sempre più intollerabili”
Ci sono poi quelli che non prendono una posizione netta e riflettono sulla discrezionalità dello smartworking. Di seguito sono citati i due interventi più significativi:
Infine, in molti, una volta provato lo smartworking, non vorrebbero più tornare indietro, per nessuna ragione al mondo:
Abbiamo scelto di focalizzare l’attenzione proprio su quei commenti che hanno prodotto maggiore dibattito. Seguono i risultato dell’analisi testuale che è stata svolta sul loro contenuto.Tra i termini associati all’argomento smartworking con maggiore frequenza, notiamo che la maggioranza ha connotazione positiva, come appare evidente dalle immagini sottostanti. Se una prima occhiata risaltano alcuni termini neutri, quali “lavorare”, “sempre”, “casa”, “smart”, “video”, “ufficio”, scendendo di grado nella scala della ricorrenza, troviamo parole come:
Possiamo dunque dedurre che al concetto di smartworking le persone associno principalmente termini dal valore neutro o positivo: questa intuizione è stato un buon punto di partenza per la nostra analisi. Infine, la topic analysis e la sentiment analysis ci hanno permesso di stabilire rispettivamente gli aspetti più dibattuti nella discussione sullo smartworking e l’opinione che gli utenti hanno in merito all’argomento.
Per risalire ai dati da cui far partire la ricerca sull’opinione degli utenti riguardo allo smartworking, è stata utilizzata la tecnica del data scraping (dall’inglese “raschiare”). Si tratta di una e; ogni utente infatti, quando interagisce con un contenuto sul web, lascia una traccia di sè (nome utente, link al profilo/canale, numero di follower, interazioni con il suo contributo online, etc.).
Dunque, dopo aver selezionato 5 video che trattassero il tema dello smartworking, grazie al tool Netlytic è stato effettuato lo scraping dei metadati. Affinché il dataset fosse pronto all’utilizzo, si è poi passati a una fase di “dei dati. Questo processo è una scrematura, viene effettuato manualmente, eliminando i commenti superflui (spam o commenti non inerenti al dibattito). Successivamente è possibile ordinare i commenti, posizionando quelli con maggiori interazioni in alto nel dataset: in questo saranno messi in evidenza i commenti più apprezzati, quindi quelli con un maggior valore per la nostra analisi analisi.
La network analysis, successivamente, ci ha permesso di indagare come si polarizza il dibattito sullo smartworking: nello specifico, questa suggerisce quanti siano gli schieramenti di opinione sul tema. Ciascun gruppo di discussione è rappresentato da un colore diverso. I nodi della discussione, ovvero i luoghi dove confluiscono i commenti: più è grande un nodo, più è elevato il numero di utenti che stanno rispondendo a quel commento specifico. Attraverso la network analysis è stato facile individuare gli attori che hanno contribuito maggiormente al dibattito: la nostra ricerca, da quel momento in poi, si è quindi focalizzata in particolare proprio sui loro commenti.
Per capire come gli attori parlino di un argomento, è utile indagare quale sia il lessico che compone quel determinato dibattito. Grazie alla Text Analysis Abbiamo quindi raggruppato i termini più ricorrenti nei commenti all’interno della keyword cloud; questo strumento ci ha permesso di individuare a colpo d’occhio le parole più usate per parlare di smartworking. Tramite Excel è stato poi creato un grafico aiuta a comprendere quali fattori influenzano maggiormente i risultati. Infine, la topic analysis e la sentiment analysis ci hanno permesso di stabilire rispettivamente gli aspetti più dibattuti nella discussione sullo smartworking e l’opinione che gli utenti hanno in merito all’argomento.
In conclusione, possiamo quindi confermare quanto riportato dalle statistiche: anche gli utenti del web danno complessivamente una valutazione positiva dello smartworking. Ma c’è dell’altro, perché le principali motivazioni che spingono i lavoratori a preferire lo smartworking rispetto alla modalità lavorativa tradizionale sono le stesse che emergono dall’indagine Inapp: gestione del proprio tempo e risparmio economico. Noi pensiamo che tutte le aziende italiane dovrebbero investire, quando possibile, nell’implementazione dello smartworking. Questo contribuirebbe da un lato ad abbattere le soglie di inquinamento ambientale, grazie alla riduzione degli spostamenti casa-lavoro, dall’altro ad accrescere l’autonomia lavorativa, ottimizzando l’attività dei dipendenti. Prima di ciò, è però necessario provvedere alla formazione e all’aggiornamento tecnico ed organizzativo dei lavoratori a tutti i livelli, dal manager al dipendente. Solo in questo modo lo smartworking potrà essere un’agevolazione e non un intralcio allo svolgimento della propria attività.
Mi chiamo Emma Mandrone, ho 22 anni e sono un’economista mancata. Dopo il conseguimento della triennale, consapevole che quella non sarebbe stata la mia strada, ho preso coraggio e ho fatto un tuffo nel vuoto. Sono atterrata a Pavia e oggi posso affermare di essere una studentessa magistrale di Comunicazione Digitale. Le mie passioni? Lo sport, la scrittura, la stand-up comedy e le caramelle gommose. Nel futuro mi immagino sempre di corsa, indaffarata, appassionata del mio lavoro e felice. In che settore? Non lo so, per ora mi piacerebbe occuparmi di divulgazione.
Mi chiamo Nicola Pavera, marketer per passione e viaggiatore per diletto. Ho cominciato ormai da un po’ a cimentarmi con le sfide che l’evoluzione digitale ci ha messo di fronte durante questo suo veloce sviluppo. Su di me? Semplice, se la mia bio fosse un racconto vorrei fosse scritta da Zerocalcare, se fosse un film vorrei alla regia PIf e se fosse una canzone vorrei fosse interpretata da I Cani.